Bologna, l'11 marzo, il ricordo di Francesco e i murales privatizzati dalle lobbies economiche

Quello che è trascorso è stato un fine settimana simbolicamente significativo per la città di Bologna. Da un lato vi è stata la ricorrenza dell'assassinio di Francesco Lorusso, il giovane militante di Lotta Continua colpito alla schiena dai colpi di pistola di un carabiniere, l'undici marzo del 1977. Dall'altro lo street artist Blu, ha deciso di coprire le opere murarie che ha creato negli ultimi anni, poiché la Fondazione Carisbo sta per innaugurare un museo, dove verrà fatto pagare un biglietto d'ingresso, nel quale verranno esposte le opere staccate dai muri...

 

14 marzo 2016

By Marco Marano

 

Una ricorrenza, quella dell'undici marzo, che ha visto tre giorni di incontri, seminari, convegni e che si è conclusa con un corteo partito da piazza Verdi e soffermatosi in via Mascarella, nel punto in cui cadde Francesco. Un corteo di un migliaio di persone, organizzato dai collettivi studenteschi, dove però c'erano tanti ex giovani militanti del movimento '77. Due generazioni insieme unite nel ricordo di una ferita mai rimarginata per Bologna. Due generazioni che hanno camminato insieme per le strade della città, dove lo striscione d'apertura recitava: "Per Francesco e le lotte d'oggi bandiere rosse al vento".

 

Le lotte d'oggi, urlavano i ragazzi dei collettivi... E proprio il giorno dopo, la notizia che ha invaso le strade di Bologna aveva il sapore amaro d'una lotta d'oggi. Lo street artist Blu,  riconosciuto a livello internazionale, tra Los Angeles e Berlino, ha deciso, coadiuvato da alcuni esponenti dei centri sociali, di coprire le opere murarie di cui in questi anni è stato autore. L'opera più famosa dal titolo "la battaglia" colorava il centro sociale Xm24, e nella mattina di sabato, mentre veniva coperta, la notizia si è rapidamente diffusa.

 

Il motivo è davvero una chiave di lettura dello sconquasso politico e culturale che vive la città. "A Bologna non c'è più Blu e non ci sarà più finché i magnati magneranno. Per ringraziamenti o lamentele sapete a chi rivolgervi". Così scrive l'artista nel suo blog. I magnati sarebbero coloro i quali hanno organizzato un museo con i soldi della Fondazione Carisbo, per staccare alcuni murales della città e metterli in mostra a pagamento. Se per anni la street art è stata criminalizzata, anche penalmente, adesso le lobbies economiche della città hanno pensato di fare cassa, proprio con quel modello di espressione che si oppone alla mercificazione e monetarizzazione dell'arte...

 

Le lotte di ieri e di oggi, dicevamo, nella Bologna di ieri e di oggi. Certo, il modello di società del 1977 è estremamente diverso da quello odierno, al di là della tecnologizzazione, del post modernismo, della post contemporaneità. Però forse, al di là di tutto questo, per certi versi, le condizioni sociali dell'oggi sono peggiorate...

Il giorno dopo l'omicidio di Francesco, un giovane Maurizio Torrealta, dai microfoni di Radio Alice così analizzava i fatti accaduti nel contesto della situazione nazionale...

 

"Un progetto freddo e consapevole di creare un momento di tensione nel paese, che aveva tre grossi obiettivi. Primo: impedire che l'attenzione politica del paese fosse rivolta allo sfascio del regime democristiano attraverso la corruzione, in riferimento al caso Lockheed. Secondo: distruggere la forza organizzata degli studenti e impedire che la loro protesta dilagasse e rompesse gli argini e arrivasse a prendere una connotazione politica insieme alla classe operaia. Terzo: aumentare a dismisura la possibilità di mobilità delle forze dell'ordine e di reprimere. Questi i tre obiettivi che il piano di Cossiga ha eseguito con la uccisione preordinata del compagno Lorusso..."

L'analisi proposta dal "militante" Torrealta, in realtà descrive uno scenario italiano che nei due anni a seguire si rivelerà quanto mai efficace, e nei decenni a seguire diventerà la chiave di lettura proprio dell'oggi... Da un lato c'è un sistema masso-mafioso che gestisce il potere parallelamente o insieme ai governi democristiani, dove lo scandalo Lockheed è semplicemente la punta dell'iceberg... Quello della fine degli anni settanta è un paese governato dalla loggia P2 di Licio Gelli, che medita un vero e proprio colpo di stato, attraverso la strategia delle tensione, messa in atto della legge Reale...

Francesco Cossiga, allora Ministro dell'Interno, ed esponente di un sistema vocazionalmente golpista, uomo di punta di quel Gladio, nato già all'indomani della seconda guerra mondiale per far fronte ad un eventuale presa del potere da parte dei comunisti, rappresentava l'anello di congiunzione tra il sistema ufficiale e quello parallelo...

 

A Bologna, il partito comunista governava il territorio per tradizione, ma la sua alleanza nascente con il sistema di potere, mediante il compromesso storico ed il governo di unità nazionale, aveva sancito un legame al di là del bene e del male... La leggenda vuole che i cittadini bolognesi guardassero il movimento del 77 con diffidenza, anzi potremmo dire che vi fosse un distacco sociale e culturale tra la "borghesia comunista" e i giovani rvoluzionari.

Massimo D'Alema, segretario nazionale della federazione giovanile comunista disse in un comitato centrale del pci, due giorni dopo i fatti di Bologna: "Nel paese ci sono formazioni squadristiche eversive, violente, di cui la principale è quella dei cosiddetti collettivi autonomi, che fanno uso delle armi, devastano, rubano per abbattere le istituzioni democratiche e spostare a destra l'asse politico attraverso la strategia della tensione..."

Un discorso questo solo apparentemente delirante, scollegato dalla realtà, poiché rivela, nel suo processo di mistificazione semantica la semplice sudditanza alle trame del Ministro dell'Interno Cossiga, in un'unica soluzione di continuità con la destra del paese, di cui il partito comunista aveva già assecondato il gioco...

Renzo Imbeni, segretario della federazione bolognese del pci nel '77, anni dopo rivelerà che il partito comunista non si era reso conto che dietro le rivolte c'erano motivi quali la sorgente disoccupazione qualificata di massa. Una disoccupazione prodotta proprio dal debito pubblico accumulato grazie al sistema corruttivo democristiano, che l'Italia si è portata dietro fino ai giorni nostri...

Sempre Imbeni: "L'undici marzo è una ferita che non si è rimarginata perchè la reazione immediata, largamente spontanea, degli studenti, dei giovani fu una reazione e una risposta violenta..."

 

Subito dopo l'omicidio di Francesco Lorusso, una vera e propria rivolta urbana investì Bologna, una rivolta che il sistema non aveva preventivato. Non se l'aspettava nessuno che mantenere alta la strategia della tensione, attraverso l'omicidio di un giovane militante, avrebbe provocato due giorni di guerriglia metropolitana. Al punto tale che Cossiga decise di mandare i cingolati per le strade della città per dare il segno del controllo... Ma i cingolati contro delle proteste popolari erano immagini  viste solo nelle dittature sudamericane...

"Il 18 marzo si inaugura a Bologna la mostra Street Art. Banksy & Co. – L'arte allo stato urbano, promossa da Genus Bononiae, con il sostegno della Fondazione Carisbo. Tra le opere esposte ce ne saranno alcune staccate dai muri della città, con l'obiettivo dichiarato di «salvarle dalla demolizione e preservarle dall'ingiuria del tempo», trasformandole in pezzi da museo. Il patron del progetto è Fabio Roversi Monaco, già membro della loggia massonica Zamboni – De Rolandis, magnifico rettore dell'università dal 1985 al 2000, ex-presidente di Bologna Fiere e di Fondazione Carisbo, tuttora alla guida di Banca Imi, Accademia di Belle Arti e Genus Bononiae – Musei della Città."

Con questo comunicato i collettivi di oggi denunciano come il sistema lobbistico e affaristico di Bologna abbia messo le mani persino su una forma d'arte che li combatte. Ed è proprio questa la fotografia dell'oggi, di Bologna e dell'Italia, una fotografia in cui il partito comunista di allora è diventato il partito della nazione, che completa il processo iniziato quarant'anni prima con il compromesso storico. Un processo che ha portato alla costruzione di oligarchie socio-economiche che amministrano i territori locali con una sola misson: la gestione delle rendite di posizione e la circuitazione delle risorse economiche nei centri di potere.

E' la prorompente onda del neo-liberismo che si è impossessata dei sistemi di potere locali. Così, anzichè gestire le nuove povertà e la nascita di un nuovo proletariato fatto di migranti economici e rifugiati, fatto da pezzi di ex ceto impiegatizio, caduto in disgrazia a causa della crisi economica sistemica, fatto da categorie emarginate e "improduttive", i sistemi di welfare garantiscono la circuitazione delle risorse, finalizzate ad ingigantire le terre di mezzo...

 

Così a Bologna, ma anche a Roma, Milano e in quasi tutte le città italiane, intervenire sull'emergenza abitativa, non vuol dire creare nuovi modelli di convivenza sociale, come nelle parti più avanzate dell'Europa, non vuol dire neanche fare un censimento degli immobili pubblici non utilizzati, o delle caserme in disuso... Vuol dire invece tenere tutto fermo per cercare di capire come vendere o affittare, come far girare risorse per mantenere in vita i sistemi burocrtici cittadini per salvaguardare le carriere di questo o quel funzionario o dirigente pubblico...

 

"Per Francesco e le lotte d'oggi bandiere rosse al vento" hanno urlato i ragazzi dei centri sociali. Qualcuno intellettualmente onesto potrebbero dargli torto?

 

CREDITS: Radio Cento Mondi, Radio Città del Capo, Enrico Scuro