COME PICCOLE RISONANZE

Per raccontare il Brasile con storie diverse

 

Tratto dal monologo teatrale messo in scena a Catania dalla compagnia “FabbricaTeatro” 

Settembre 2005

 

By Marco Marano

Storie da raccontare

Vogliamo raccontare una storia… Una storia di donne e uomini, ognuno con le proprie tensioni morali. Donne e uomini, che si spostano verso direzioni contemplate, mentre il mondo gira vorticosamente... E' una storia fatta di tante storie, unite da un senso comune. E' la storia della Società Globale. La società delle merci. La società del “quanto”. La società elettronica, dove merci e informazioni, si vendono in un mercato, in cui niente ti appartiene per più di 5 minuti. E’ la storia di tutte le città del mondo, di un Interzona che le attraversa, dove i significati della civiltà alfabeta sono capovolti. Dove vivere e morire non sono separati da nessun filo d’ombra. E’ la storia di Calixto...giovane poeta di una Favela brasiliana che vive delle sue emozioni, della sua arte, della sua vita.

La musica è un valore espressivo

Calixto era un meninos da rua, un dispregiativo per indicare i bambini che vivono per la strada, con gli squadroni della morte che cercano di farli fuori come topi. E’ cresciuto a Campo Limpo, la favela più a sud di San Paolo. La vita dei bambini lì si basa sul concetto di assenza… Assenza di una vera e propria famiglia… Assenza di una casa dignitosa, si vive in baracche tirate su con mattoni e lamiera, senza acqua corrente, senza un sistema fognario… Assenza di futuro. Se ci sei nato è difficile pensare di poter uscire un giorno dagli stretti vicoli che dividono le “case” di fango e lamiera. Calixto c’è nato a Campo Limpo la sua storia è la storia dei bambini del Brasile, i meninos da rua… E’ storia di soprusi, di abbandono, di criminalità, di droga… Ma anche di salvezza, grazie alla poesia, grazie alla musica… Calixto è’ il poeta della favela.L’uomo di sua madre!!!!??? L’uomo di sua madre!!!!???

 

L’uomo di sua madre non era suo padre… Per lei era stata una storia veloce con un altro. E quel piccolo appena nato era già il bastardo! Non poteva far parte di quella famiglia…non lo volevano perché suo padre non era sposato con sua madre…Allora siccome erano in fondo brava gente, invece di buttarlo nell’immondizia lo mettono in un orfanotrofio! Lì passa i suoi primi cinque anni di vita… Poi la madre venne a riprenderselo, e da lì è iniziata la sua vita nella favela. Campo Limpo … Già Campo limpo… appena entrato imparò a drogarsi con la colla, poi coi solventi, e poi vernici, pillole, qualsiasi cosa potesse essere utile… A 17 anni però l’esame del diploma: passa al crack però misto alla marijuana… 

Finalmente smettere di fumare

 

Calixto attraversa così l’adolescenza… comincia come scippatore in una banda di Campo Limpo, ma fa subito carriera viene promosso a rubare auto. Ormai è pronto per essere assunto dal crimine organizzato! Poi un giorno… Era pomeriggio. Calixto era seduto nel cortile di casa. Era con altri amici suoi che scherzava come si fa tra ragazzini, sembrava che la vita per qualche momento gli avesse restituito l’adolescenza, aveva diciassette anni, anche se parlava come un adulto: “Questa è l’ultima sigaretta che fumo – diceva agli amici. Gli amici giù a ridere, lo prendevano in giro per quello che aveva detto, gli davano dello sbruffone. E lui si faceva serio, come per darsi un tono, “E’ così. Lo giuro!” e quelli a sbellicarsi ancora di più. Fuori, sulla strada, ad un tratto si sentono rumori di macchine impazzite e quasi immediatamente spari: “cazzo. Queste sono 2 pistole”… I ragazzi scappano a vedere. C’erano dei poliziotti con le pistole in mano e molta confusione in quel pezzo di favela di Campo Limpo. Un ragazzo era per terra in una pozza di sangue, senza vita: “Calixto è tuo fratello! E’ il fratello di Calixto” …ora Calixto è in piedi davanti a quel corpo di ragazzo esanime…che versa il proprio sangue in una pozzanghera.

Da allora Calixto ha veramente smesso di fumare. Davanti al corpo del fratello decide di riprendersi il controllo della mente. Si obbligherà, ogni giorno che Dio manda su Campo Limpo, qualunque cosa faccia, se cammina per strada o se gira per il quartiere, ad osservare la realtà per mantenere il controllo sui suoi pensieri, e si obbligherà a leggere, tutto quello che gli capita per mano, e Calisto legge, legge e impara, impara che se si stimola la memoria questa diventa infinita e ti perette di colpire gli altri, dopo un po’ la gente di favela comincia a trattarlo in modo diverso, gli chiedono di recitare o cantare una poesia o una filastrocca, Calisto comincia a inventarne di sue le mischia con i ritmi hip hop e dopo un po’ è tanto bravo che queste filastrocche rimangono in testa a chi le ascolta, e tutti le canticchiano, così Calisto diventa il poeta della Favela.

La pietra del male

Ci sarebbero tante cose da dire sul Brasile… Gli squadroni della morte, ad esempio…sono delle organizzazioni paramilitari private. Hanno un solo obiettivo: “ripulire” le strade dai meninos da rua… Ma a chi può venire in mente di organizzare eserciti per massacrare i bambini? Sono i padroni degli esercizi commerciali che organizzano questi stermini sistematici. E i ceti più abbienti rimangono indifferenti, cosa che rende lo sterminio un fatto dovuto.

In effetti c'è una differenza da fare: i meninos da rua sono i bambini che vivono giorno e notte in strada, facendo i lustrascarpe o i lavavetri, abbandonati dalla famiglia o fuggiti da casa. Poi ci sono i "meninos na rua", i bambini nella strada, che conservano legami con la famiglia, costretti a lavorare da questi in strada. Sono questi i soggetti deboli della società globale, ultimo anello della catena sociale. In Brasile la realtà dei minori rappresenta forse una tra le più grandi aberrazioni della società globale. Venti milioni circa di bambini brasiliani, di età compresa tra gli 0 e i 14 anni vivono così sono il 40 % della popolazione compresa in questa fascia di età. un terzo di questi non arriva al diciottesimo anno di vita. Il loro sogno è diventare “aviaozinho”, aeroplanino, così si chiamano i fattorini della droga al servizio dei tanti narcotrafficanti locali.

Rodrigo ha 13 anni ed è un esempio tipico di meninos da rua: “Smettere, smettere, perché dovrei smettere con la droga? passare dalla colla al crack, alla mia età è normale amico; Io sto bene così, capisci!!?? E poi se la pietra fa male fa male a me…tu che c’entri? Vuoi che diventi pazzo pensando che forse potrei rimetterci…? Ma rimetterci cosa…? La vita? Ehih… ma non capisci che io così ci guadagno invece! Ah, Ma non capisci allora! Io per me ho già vissuto abbastanza, e fumare mi fa star bene. Ecco tutto! Non esiste questa storia di morire per la pietra… Anzi meno male che ne ho sempre un bel po’ dietro. Vuoi un tiro? Una ventina al giorno e sto bene, io sono tranquillo…!!!! Certo ci sono quelli che escono fuori di testa, ma non è così per me…Chi sono? Ma sono sballati, fuori di testa, che fumano tutto il giorno e non fanno altro. Sono talmente fuori che non sanno neanche il proprio nome…Fumare è grande, ma io so controllarmi! Non ti preoccupare so quello che faccio, amico!”

Rodrigo in realtà non è un bambino. E’ un uomo, di appena 13 anni, già tossico. Nato per imparare a sopravvivere… Addestrato a sopravvivere. Lui ancora è preso dal delirio della sua condizione: potrebbe salvarsi, ma è più probabile che ci lasci le penne. Calixto del resto alla sua età era come lui. Poi però la musica gli ha indicato la strada della vita. Dopo la morte di suo fratello ha sviluppato pian piano uno stile poetico e ritmico molto personale, i suoi testi sono tutti centrati su temi sociali legati all’ambiente giovanile e alla condizione precaria della vita di favela. I suoi rap riescono ad essere un modello positivo di ispirazione e stimolo per i suoi coetanei. Queste semplici filastrocche rimanevano per giorni nelle teste dei suoi amici, e allora perché limitarsi alle filastrocche, perché non cercare di aiutarli comunicandogli un messaggio? E allora ha deciso: facciamo piazza pulita, o a dirla tutta, facciamo Campo Limpo…! Anche queste sono piccole risonanze.

Bum! Bum!

 

A campo Limpo è sera. C’è molta confusione per le strade, la polizia si accinge a formare un posto di blocco. La telecamera di un videoamatore filma tutto quello che succederà da lì a poco. C’è Reginaldo José dos Santos, detto “Rambo”, a comandare questa squadra. Il cielo terso fa da sfondo a quello che diventerà un inferno di lì a poco… Due uomini di Rambo fermano una macchina. Alla guida vi è un ragazzo di ventotto anni. Viene fatto uscire fuori e preso a legnate. Dopo un po’ lo lasciano andare. Il ragazzo si rimette in auto e mentre sta per partire: BUM!!! BUM!!! i due poliziotti gli sparano.Viene fermata un’altra auto. Un altro ragazzo. Lo prendono e lo sbattono per terra. Da quel momento inizia il suo calvario. Viene calpestato e preso a manganellate, c’è un operatore della televisione che riprende tutto, nel video si contano 38 manganellate in tre minuti. Con Rambo lì che ride e si diverte. Ad un certo punto la scena cambia. Rambo se lo trascina in disparte, dove il video non arriva a filmare. Pochi secondi però e BUM!!! BUM!!! si sentono nitidamente gli spari che tolgono la vita al ragazzo.

La tecnica del calcione

 

Anna Vasconcelos è un’avvocatessa di Rio che si occupa gratuitamente di meninas, le bambine avviate dai genitori alla prostituzione, racconta così: "Stavo seguendo una conversazione tra due ragazzine rimasi colpita da un'espressione usata come sinonimo di aborto mai sentita prima. Effettivamente è una parola strana: "calcione". Una stava raccontando all'amica che un mese prima aveva abortito. Finalmente liberata da quell'impiccio che le faceva perdere i clienti sulla strada. E come hai fatto? Volle sapere l'amica, con il calcione, rispose l'altra. Mi avvicinai incuriosita e chiesi cosa fosse. Rimasi agghiacciata dalla spiegazione. Consiste nel farsi dare un forte calcio nella pancia. È facile, e il risultato è certo, assicurò la ragazzina, che aggiunse: e non costa niente, è sufficiente trovare qualcuno che ti dia un bel calcio, tutto qui!". 

Com'era bello quel motel

 

Com’era bello quel motel! Avevo 15 anni e mi sembrava di vivere in un film. La signora Santos ci portava spesso lì per lavorare. C’erano tante piante e luci colorate. Certo la casa di Vila Mariana era anche meglio. Poi la signora era brava ad organizzare le feste. I clienti erano sempre contenti di lei… Avevo 15 anni e mi sentivo una vip… Vivevo con mia madre, allora… Lei faceva la donna delle pulizie e dopo che ebbi lasciato la scuola, passavo le giornate ad oziare. Non avevo mai soldi in tasca. Lei lo diceva sempre: “la signora Santos ti può sistemare, tu sei bella, e ti prenderebbe subito! Se no c’è la lavanderia, puoi lavorare lì. Basta che ti decidi!” Lavorare in una lavanderia? Io? No! Non mi andava proprio. Poi lo dicevano tutti che ero bella, e che avrei potuto fare di meglio. Una sera mi trovai in una festa nella Bolla… La Bolla è il centro di San Paolo, dove ci sono i quartieri ricchi. Fuori dalla Bolla ci sono le favelas… C’era un sacco di gente, non ricordo neanche come ci fossi capitata in quel posto… Ricordo che c’era Marcia con me, che lavorava già per la signora. Quella sera aveva un vestito meraviglioso… Mi disse che era costato 500 reais, circa 270 euro… considerato che 100 reais era un mese di lavoro in una lavanderia…

 

Marcia si vantava della sua vita e di tutta la gente che incontrava che la faceva sentire una regina. Marcia aveva quattordici anni, ed era una delle ragazze più richieste della signora Santos. Aveva cominciato a lavorare per lei a dodici anni, fu la madre stessa che la portò dalla signora, le vendette la sua verginità, cosa che nel mercato è molto richiesta. “Tu la verginità l’hai già persa!” Mi diceva, “quindi di cosa hai paura. Con la signora diventi una regina pure tu”. Mi chiese di provare una volta a fare una marchetta, e se fosse andata bene mi avrebbe portato dalla signora… Marcia mi disse che c’era un suo cliente che mi voleva quella sera stessa. Per 50 reais avrei potuto anche dargliela.

 

Era sulla sessantina. Sembrava una persona gentile, a modo. Era un proprietario di terre. Marcia si raccomandò con lui di non farmi male, perché era la prima volta. E quando glielo disse, sembrava che gli occhi gli luccicassero… Salimmo sulla sua macchina. Chiuse il vetro che lo separava dall’autista e inizio a spogliarmi… Non mi fece male, fu gentile, solo qualche sculacciata, gli piaceva sculacciare le sue bambine, come diceva sempre, ma non mi fece molto male, e poi a me quella cosa un po’ mi divertiva… Sentirmi la sua bambina, dico…

 

Con quei soldi comprai rossetti e sigarette… Due giorni dopo lavoravo già per la signora Santos… All’inizio ero insieme a tre ragazze del mio stesso quartiere, quasi sempre al motel… La mia prima marchetta per la signora la feci con loro… Il cliente era un industriale che aveva prenotato quattro ragazze, ma appena mi vide volle solo me e le altre rimasero in macchina per quella sera. Io ero contenta che aveva scelto solo me… Mi faceva sentire importante, anche se il cliente era un po’ violento. Gli piaceva il dominio, senza picchiarmi però, ma quando mi prendeva lo faceva con violenza…

 

Da quando hanno arrestato la signora Santos, sto in strada, non che batto la strada attenzione, frequento posti e ho il mio giro… Peccato però, con la signora stavo bene… L’hanno beccata per una intercettazione telefonica con uno importante industriale: Serafin de Tommazo che ha un’industria di famiglia legata al guaranà. Era un cinquantenne sposato e con un figlio di 16 anni. Al telefono Tommazo chiese una vergine… la signora gli fece la proposta di una bimba di undici anni, offerta dalla stessa madre… Serafin de Tommazo fu entusiasta della proposta… La signora gli chiese 1000 reais per un incontro. Ma lui protestò, protesto vivamente: 1000 reais per un incontro? Una follia! Contrattarono per alcuni minuti. Poi trovarono un accordo 2000 reais per quattro incontri. Con una clausola però, che se la bimba non avesse sanguinato voleva dire che non era vergine, allora tutto sarebbe saltato, e lui avrebbe pagato una normale marchetta.

 

Furono arrestati tutti, anche i clienti. La chiamarono l’operazione San Paolo. La cosa fu strana perché solitamente i clienti sono intoccabili, anche perché se dovessero arrestare tutti gli uomini che in Brasile cercano sesso con le ragazzine non basterebbero tutte le prigioni… Almeno era questo che diceva sempre la polizia…

Specchi d’acqua e specchi di terra

 

Raccontare il Brasile si può fare come uno specchio d’acqua, dove i piccoli sassi lanciati formano delle piccole risonanze. Luogo in cui fare viaggiare una speranza. La storia di Calixto la si racconta dalla fine, comincia da oggi, dall’idea di un incontro, Sì, un incontro tra persone di paesi sparsi nel mondo; Un incontro tra musicisti, produttori indipendenti, operatori sociali che si conoscono, per caso, in una estate qualunque E decidono… che sono loro la società globale, e che attraverso loro il mondo può rinascere. E allora decidono! Decidono di andare a San Paolo per incidere un disco e per costruire una scuola di musica… E in quella scuola quindici, venti, trenta meninos delle favelas possono imparare la musica… Possono salvarsi la vita… come Calixto. Quanto può essere importante un incontro? Così, magicamente, parte un tam tam per il mondo, che produce adesioni di altri artisti. E ognuno di essi è l'espressione di culture diverse…per questo decisero di chiamarsi Orchestra Do Mundo.

 

La musica è fatta di colori, intonazioni, sonorità che possono in un certo senso cominciare a trasformare il mondo…Il Brasile è solo un luogo. Possono esserci tanti altri posti. Oggi c’è un interzona che attraversa ogni città, lì è possibile fare viaggiare una speranza attraverso la musica. Basta un incontro. Ci sarà sempre qualcuno che dirà: “Una scuola di musica per trenta bambini non potrà mai risolvere i problemi di tutti i bambini che ci sono in Brasile”…Ma è come quando lanci un oggetto in mare: se il masso è grande farà un grosso schizzo e poi imploderà, ritraendosi subito, ma se lanci un sasso piccolo, insieme ad altri piccoli sassi ci sarà un effetto di risonanza, che si perpetuerà nel tempo. E’ così che un piccolo gesto, un piccolo intervento, può invece innescare grandi cambiamenti, con le piccole risonanze che si porta dietro Pensate se tutti gli Stati facessero così…

Altre storie da raccontare

 

Vogliamo raccontarvi altre storie. Quali? Storie di piccole risonanze… Storia di donne e uomini… Storie che ne raccolgono altre... Storie che parlino di cittadini e di speranza… Sono le storia di tutti gli uomini e le donne che ancora creano i piccoli cambiamenti, e se tutti gli Stati del mondo facessero la stessa cosa ogni piccolo cambiamento diventerebbe molto più grande… e le piccole risonanze diventerebbero immense… Forse il mondo non si e capovolto del tutto! Rodrigo Baggio, giovane imprenditore italo-argentino, ha creato a San Paolo il comitato di democratizzazione informatica, un ente no profit, con l’intento di alfabetizzare le popolazioni povere del Brasile. In dieci anni ha già aperto in 17 Stati del Brasile 208 scuole di informatica dove i poveri possono ricevere una istruzione, una coscienza di cittadini, che è la prima cosa di cui è sprovvisto il Brasile. Beethoven, ha 11 anni, abita in una casa di fango di Morro di São Carlos, una favela di Rio de Janeiro. Lì è nata una scuola d’informatica e cittadinanza. Bethoveen ha seguito sia il corso base che quello speciale. Poi ha deciso di impegnarsi come volontario.

 

Sono piccole risonanze come questi racconti ma come cerchi di pietruzze nell’acqua diventano sempre più grandi, sempre più grandi, sempre più grandi.

 

Photo credit Jody Marcos