Il sanguinario dittatore amico dell'Italia che inquina le prove dell'assassinio di un italiano

Il barbaro assassinio di Giulio Regeni ha fatto luce su quello che è oggi il regime militare egiziano, dove il moltiplicarsi sul territorio di organismi repressivi dediti al controllo sociale, attraverso le torture, gli omicidi e le sparizioni indiscriminate, avvicinano il suo presidente golpista Al-Sisi ai più sanguinari dittatori del XX secolo. Ma un aspetto macabro è rappresentato dalla decantata vicinanza e amicizia di quest'uomo sadico e sanguinario con il governo democratico italiano, che ne tesse le lodi, stringe affari e si agginge a condurre l'imminente guerra in Libia al suo fianco. Questo è il motivo per cui la verità sulla morte di Giulio non verrà mai fuori. Nel frattempo in Egitto la classe medica egiziana, una tra le più rispettate nella scala sociale, scende in piazza perché stanca della violenza di questo regime.

 

14 febbraio 2016

By Marco Marano

 

I rapporti privilegiati tra dittatori e leader occidentali democraticamente eletti sono cose antiche che provengono dal XX secolo. Ad iniziare questa prassi, all'indomani della seconda guerra mondiale, furono gli Stati Uniti. Il primo esempio emblematico fu il regime/bordello di Batista a Cuba, dove gangster e mafiosi facevano affari con il beneplacido di Ike, così veniva soprannominato Eisenhower, il Presidente/Generale, che aveva come vice uno che già nel '53 veniva soprannominato "Tricky Dicky", Ric il truffatore: era Richard Nixon. Fu proprio lui che da presidente, un ventennio dopo, appoggiò, sotto la copertura della guerra fredda, il colpo di Stato in Cile di Pinochet, uno tra i più sanguinari. E poi Videla in Argentina, Somoza in Nicaragua...

 

Dal comunismo allo jihadismo, le scuse dei governi occidentaliper fare affari con i dittatori a cavallo tra i due secoli

A quei tempi, la scusa per fare affari convenienti con i governi autoritari e corrotti si basava, appunto, sulla "paura" comunista proveniente dall'est... Ma non si possono dimenticare neanche le intese tragiche della Francia nell'Africa subsahariana, che diedero vita alla cosiddetta "Franceafrique". La più dolorosa di queste intese fu ai tempi del socialista Mitterand, quando i servizi segreti francesi, con quelli americani, posero fine alla vita di Tomas Sankara, Presidente del Burkina Faso.  La Francia garantì il potere, per quasi un trentennio, a Blaise Compaoré, defenestrato dal popolo due anni or sono.

Oggi, nel XXI secolo, la prassi non è cambiata, ma la scusa si: non più il comunismo, ma l'estremismo islamico, la jihad insomma. In Italia, l'esempio più tragicamente folcloristico lo avemmo negli abbracci e nelle parole d'affetto tra Berlusconi e Gheddafi, rappresentate in quella farsesca visita in Italia del dittatore libico...

"La ricostruzione del Mediterraneo è nelle tue mani!" "La tua guerra è la nostra guerra..." Sono alcune espressioni usate dal premier italiano Renzi nei confronti di quello da lui definito "uno statista", cioè Al-Sisi, presidente golpista, sadico e sanguinario dell'Egitto. Quando si seppe che il cadavere martoriato del povero Giulio era stato ritrovato, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi si trovava in quel momento al Cairo per un meeting tra i due paesi. Ricevuta la notizia ebbe almeno la decenza di sospendere l'incontro.

 

Le prassi dei dittatori sanguinari sono sempre le stesse

Parlavamo di prassi, e dicevamo che dagli anni dei golpe militari sudamericani esse non sembrano essere cambiate. Sono le stesse manipolazioni della realtà, per cui ogni azione, ogni fatto viene contestualizzato in una narrazione completamente fuori da ogni logica: il depistaggio. Prima Giulio era stato vittima di un incidente stradale, poi di un normale atto criminale, ancora di una storia di omosessualità, ed infine il depistaggio più organizzato, fino ad adesso: una spia dei Fratelli Musulmani.

Quest'ultimo è sicuramente il depistaggio più interessante poichè coinvolge un grande organo d'informazione: il New York Times. Diciamo subito, per chi non lo sapesse, che il celebre quotidiano newyorkese è molto inserito all'interno dei servizi segerti americani, sia NSA che CIA. Spesso, soprattutto nei teatri di guerra, ha anticipato notizie importanti, direttamente da fonti di alto rango delle agenzie. Questo, a meno che l'intelligence americana non si sia completamente inebetita, è chiaro che fa il gioco dei servizi e non del giornale, viceversa a rigor di logica, senza un interesse preciso è difficile pensare che le alte sfere dell'intelligence americana si prestino agli interessi di un quotidiano.

 

La spy story montata ad hoc su Giulio Regeni

Detto questo, vediamo qual è la spy story che il quotidiano americano ci ha offerto... Due uomini, non meglio definiti, ma si lascia intendere che siano dei servizi egiziani, si sono recati presso l'Ambasciata italiana al Cairo per spiegare che Giulio è stato prelevato sotto casa sua da uomini in borghese. Il ricercatore italiano ha cercato di reagire, "ha fatto il duro", dicono, forse perchè aveva qualcosa da nascondere? Non si capisce se sul suo tacquino o direttamente sul cellulare avesse dei numeri di esponenti dei "Fratelli Musulmani", e quindi per proprietà transitiva non poteva che essere una spia dell'organizzazione islamica... Quindi, ecco giustificata la tortura ed il suo assassinio...?

Se non stessimo parlando di una tragedia ci sarebbe davvero da ridere. Un servizio segreto che arresta, tortura e uccide un ricercatore universitario italiano, per un ragionamento transitivo... Non sembra altro che una barzelletta. Giulio era certamente conosciuto come ormai assodato: partecipava apertamente e senza nascondersi a riunioni sindacali, prendeva appunti, parlava con la gente, scriveva articoli che mandava in Italia, anche se sotto pseudonimo, faceva insomma ricerca universitaria e controinformazione. Per un servizio segreto di un qualsiasi Stato, anche di quello delle banane, sarebbe semplicissimo avere queste informazioni, altro che spia dei Fratelli Musulmani...

 

Quello dei desaparecidos è un sistema sempre in voga

Sempre in tema di prassi legate alle dittature sangunarie, rientrano, nelle dinamiche del controllo sociale, le leggi anti-protesta: non si possono cioè fare manifestazioni non autorizzate... Ma rientra anche la duplicazione di milizie più o meno segrete, che prendono informazioni: dal semplice chiacchericcio nei confronti sia di egiziani che di stranieri, all'infondere il sospetto su chiunque... Le varie articolazioni di questi organismi che lavorano sul controllo sociale vanno dai servizi militari a quelli civili, sicurezza centrale o personaggi legati alla criminalità, assoldati dallo Stato come delatori. Giulio aveva il telefono sotto contollo e questo ormai è un fatto, quindi sapevano perfettamente chi fosse e cosa facesse... Ancora più sconcertante è la vicenda del capo di quel pool investigativo della polizia egiziana incaricato di svolgere le indagini sulla morte di Giulio. Si tratta di un torturatore di fama, Khaled Shalaby. Venne condannato nel 2003 dal Tribunale di Alessandria, proprio per tortura. E fu proprio lui che derubricò l'omicidio di Giulio a semplice incidente stradale.

E poi ci sono le centinaia di persone scomparse misteriosamente in perfetto stile cileno e argentino, i cui parenti per avere semplici informazioni, cioè per saper se sono vivi o morti, devono corrompere questo o quell'altro funzionario governativo. Le sparizioni indiscriminate non riguardano soltanto chi professa fede di oppositore al regime ma chiunque sia vittima di dubbio o sospetto: se fai parte di una ONG che difende i minori o se cammini per strada con qualcuno vicino ai Fratelli Musulmani o alla sinistra egiziana. Solo nel 2015 sono sparite 1700 persone: studenti, giornalisti, attivisti, medici, semplici cittadini, torturati, arrestati, uccisi...

 

La condizione della classe medica come chiave di lettura

La vicenda dei medici ospedalieri, scesi in piazza per protestare, due giorni fa, contro la repressione del regime è forse la  migliore chiave di lettura di quello che succede in Egitto. Il fatto, che è stato stigmatizzato dal sindacato, risale al 28 gennaio, presso l'ospedale Matariya, nel distretto a nord est del Cairo.

Un pulman della polizia si ferma davanti all'ospedale. Entrano 8 poliziotti, in tenuta antisommossa, alla ricerca di qualche medico. Ne individuano due e gli chiedono di firmare dei referti falsi a loro favore. I due medici si rifiutano e vengono pestati per bene. Poi vengono minacciati di non denunciare la cosa, viceversa saranno accusati di appartenere ad una organizzazione terroristica. Ciò significa, sparizione, arresto, torture e possibilmente morte. I due medici, spaventati, non denunciano.

L'Unione dei sindacati delle professioni mediche, che comprende anche dentisti e farmacisti, prendono in mano il caso e decidono loro stessi di denunciare. L'ospedale viene chiuso, in linea con una delibera del sindacato che sottolinea l'impossibilità di svolgere le mansioni ospedaliere finchè non venga garantita l'incolumità del personale e dei pazienti, sicurezza che dovrebbe essere "difesa" dagli aguzini. Per calmare le acque Il ministro dell'Interno sospende gli 8 poliziotti e li mette sotto indagine, promettendo provvedimenti disciplinari. I medici non ci stanno e scendono in piazza chiedendo che i poliziotti vengano processati e subiscano una condanna esemplare, ma chiedono anche le dimissioni del ministro.

Adesso, in linea teorica, tutti i medici che hanno partecipato alla manifestazione potrebbero essere perseguiti in ottemperanza alla legge anti-protesta. Cosa certa è che uno squarcio si sta aprendo nella società civile egiziana stanca che dei torturatori guidino le sorti del loro paese...

 

CREDITS AFP, ANSA