ISTANBUL CITTA’ GLOBALE

 

Da Sultanamhet a piazza Taksim,

attraverso i movimenti della

dimensione metropolitana

3 maggio 2014

By Marco Marano

I temi del nostro oggi

Attraversiamo la città di Istanbul da Sultanamhet a piazza Taksim, scorgendo i movimenti della dimensione metropolitana… Dopo tutto è una delle culle della storia umana, e le sue vicende millenarie sembrano essere la chiave di lettura dei temi del nostro oggi: Islam/occidente, democrazie/autocrazie religiose, Europa dei popoli/economie europee, considerata anche la perfetta armonia tra la metà della popolazione di religione islamica, con l’altra metà laica, la fotografia del nostro tempo è completa. Un‘armonia che potrebbe essere messa in crisi dalla tendenza alla riscoperta dell’impero ottomano da parte del governo Erdogan, visti i segnali provenienti dalle proteste di piazza Taksim.

Un Potere d’ispirazione religiosa

Perchè quella turca, come tutti sanno, è una società governata da un potere d’ispirazione religioso, liberamente votato dalla maggioranza del paese (poco più che la metà), l’autorità costituita indossa l’abito sunnita, ma espleta prassi di corruzione sistemica di cui il paese stesso si nutre endemicamente. In una economia in crescita ma appesa sulle ombre del sommerso, tanto che alcuni analisti parlano di “crescita gonfiata”, la problematicità della macchina istituzionale non può non apparire evidente. C’è da dire che un segnale positivo proviene dalla marcata separazione dei poteri, laddove la magistratura è riuscita a correggere alcune delle distorsioni governative eclatanti, come appunto le sorti del Gezy Park a Istanbul.

Quello strano caso di liberismo islamico

Certo è che la visione per l’intero Medioriente, di un modello turco di “democrazia islamica” è un passaggio della storia semplicemente utopico, anche perché qui si tratta di uno strano caso di “liberismo islamico”, dove attraverso la nuova frontiera delle opere pubbliche, che siano moschee da costruire o ristrutturare o centri commerciali o grattacieli, l’impetuosa circolazione di denaro viene gestita arricchendo le consorterie familistiche, attraverso le speculazioni edilizie. Che sia islamico o occidentale, il punto è che il liberismo per definizione produce fisiologicamente espulsione dai meccanismi economici della società, con le conseguenti patologie sociali che tutti conosciamo… Se l’economia è poi drogata da corruzione e sommerso, non può che venire in mente la sindrome greca…

La disomogeneità urbana

Non è semplicemente una nota di colore interrogarsi sul disegno architettonico del sistema urbano di Istanbul, vista la tendenza degli ultimi dieci anni a ridisegnare la città, nel contesto delle influenze storiche di origine bizantina. Ma naturalmente a prevalere è la tradizione ottomana, che raggiunge una perfetta armonia tra spazi interni ed esterni e fra luci e ombre. Tutta l’architettura ottomana è definita dagli studiosi una sintesi tra Medioriente e Mediterraneo. Ma perché dovrebbe esserci una impronta mediterranea nell’architettura ottomana? Semplicemente perché fu preso come modello architettonico da replicare la chiesa cristiana di Santa Sofia, costruita in età bizantina… Il punto è che dalla sua nascita, dovendo rappresentare la “Nuova Roma”, tutti gli edifici erano il prodotto di accurati piani urbanistici, a differenza di oggi laddove la disomogeneità urbana caotica e anomica, ci porta dentro una città assente di regolazione. L’assenza di regole sembra un fatto sociale conclamato a cominciare dalle regole stradali che non esistono…

Le atmosfere mediorientali

Sultanahmet è il quartiere che rappresenta il cuore di Istanbul, poiché lì vi sono concentrate le principali moschee, comprese le due celeberrime Moschea Blu e Santa Sofia appunto. E’ la parte più antica della città, dove dedali di strade s’intersecano creando tante casbe senza soluzione di continuità. Fino agli inizi degli anni ottanta, il quartiere storico della città era degradato e considerato off limits per i turisti, poi, in seguito ad un piano di sviluppo urbano, il quartiere ha ripreso a rivivere. La sua  morfologia urbana si sposa perfettamente con le atmosfere mediorientali che si respirano in queste stradine. Anche nei mercati all’aperto che spuntano improvvisamente c’è tutto il senso di quel pezzo di cittadinanza che di commerci, anche piccoli, vive, in linea con la storia levantina di quel porto che oggi ospita l’imbarcadero, per il tour tra la costa asiatica e quella europea.

Il boom economico

Ma quado si cammina per quei dedali di strade, tra bancarelle e personaggi che sbarcano il lunario come possono, diventa difficile non pensare che questa semplicissima realtà quotidiana, fa da contraltare al boom economico che la Turchia sembra aver avuto negli ultimi anni, semplicemente perché il livello di economia sommersa è così diffuso sul territorio che sembra avere più peso di quello reale…

Un luogo d’incontro

Piazza Taksim invece rappresenta in qualche modo la modernità e non solo per essere ormai passata alla storia per le proteste di massa dei giovani di Istanbul, finalizzate ad impedire la costruzione di un centro commerciale e di una moschea al posto del Gezy park, luogo d’incontro di tutte le categorie sociali, sia laiche che musulmane, soprattutto il venerdì, giorno di preghiera e di festa per tutti i popoli di religione islamica. Stigmatizzati come terroristi dall’autorità costituita, le proteste erano in realtà un grido di all’allarme, contro un governo che ha alimentato la corruzione sistemica nel paese, aumentando le sacche di povertà, devianza e ingiustizie. Ma anche un governo che lentamente tenta di islamizzare anche le isole tradizionalmente laiche del paese. In piazza Taksim la forbice tra abbienti e meno abbienti la si può guardare direttamente: lo shopping delle grandi arterie adiacenti stridono con i “bambini da strada” ed una quantità incredibile di persone praticamente “svenute” nei prati del parco.

La pianificazione urbana

Intanto, negli ultimi dieci anni, la città è stata un cantiere e continua ad esserlo oggi, nella logica del “ridisegno urbano”, sia dal punto di vista edilizio che nei trasporti pubblici. Se uno degli elementi che contraddistingue oggi il concetto di “Città Globale” è la scelta del modello sui cui costruire il sistema di collegamento territoriale, Istanbul sembra essersi direzionata verso il cosiddetto “trasporto dolce”. Infatti il viale che attraversa il quartiere di Beyoglu, anche questo lasciato per anni in condizioni fatiscenti, è stato reso pedonabile, in una complessiva opera di riqualificazione, dove i due nodi di interscambio viario Taksim (dotato di metropolitana e funicolare) e Tünel (dotato di tram veloce e trasporto su gomma), sono stati collegati dall’antico tram che percorre tutto l’asse, rendendo sostenibile la dimensione pedonale.

La deriva autoritaria

I quartieri isolati fin dalle prime luci dell’alba non promettevano niente di buono. C’erano quarantamila poliziotti in tenuta anti sommossa che controllavano i punti sensibili della città. Quando i manifestanti hanno cominciato ad affluire in piazza Taksim è scoppiato l’inferno. Lacrimogeni, getti di idrante, sembra con sostanze orticanti, hanno coperto non solo la piazza ma anche i quartieri adiacenti, tanto che alcuni residenti per proteggersi da quel finimondo hanno dovuto rifugiarsi in altri quartieri. Le cronache parlano di marciapiedi divelti, vetrine e auto spaccate. 138 persone arrestate e 51 ferite, è questo il bilancio della manifestazione tenuta in piazza Taksim per il primo maggio, dopo che il governo aveva messo il divieto di raduno per la festa del lavoro nella piazza simbolo del dissenso. La giornata di guerriglia urbana è stata la dimostrazione del modo in cui la continua entrata in vigore di divieti, come l’ultimissima legata all’oscuramento di internet  di Erdogan in un governo autoritario. In agosto ci saranno le elezioni presidenziali, che potrebbero segnare un momento di particolare tensione, poiché il Primo Ministro si scontrerà per la carica con l’attuale Presidente Abdullah Gul, suo oppositore attuale.

photo credits Marco Marano