L'occupazione dei senza casa, la funzionaria zelante e il sindaco in testa ai sondaggi

Sono passati due giorni dall'ultima occupazione bolognese dei senza casa presso la sede delle ex poste di via Agucchi, e al rientro dal ponte dell'Immacolata il sindaco di Bologna e la sua giunta hanno emesso i loro comunicati stampa e le loro dichiarazioni al vetriolo.

9 dicembre 2015

By Marco Marano

 

L'accusa dell'amministrazione pubblica è chiara: "Siamo con le forze dell'ordine per evacuare uno spazio abitativo occupato abusivamente. Deprechiamo il coinvolgimento dei minori da parte degli occupanti e degli organizzatori (gli antagonisti) per manifestazioni ad uso politico..."

Queste parole sono la sintesi delle dichiarazioni fin qui emesse dalla giunta comunale. Parole importanti perchè ad andarle ad analizzare a fondo assumono una luce un pò sinistra, soprattutto dopo la notizia sull'ultimo sondaggio d'opinione che vuole il sindaco Merola raggiungere il 40 per cento tra gli abitanti della città sotto le due torri. I temi che queste dichiarazioni innescano sono aperti. Il primo riguarda il reale tentativo di cambiare le cosiddette carte in tavola. Perchè dando un significato politico all'azione degli antagonisti si da a loro una funzione che nella realtà non possono espletare.

 

Cioè a dire, che abbiano usato i bambini a fini politici non vuol dire niente nel momento in cui non si parla di partiti politici che concorrono al potere del Palazzo. I giovani antagonisti non sono concorrenti del partito democratico, per cui non può esserci nessun uso politico di niente, le loro lotte sono finalizzate a sostenere dal basso chi non ha una casa e non a partecipare dall'alto allo scontro politico... Se poi per uso politico s'intende il fatto che gli antagonisti chiedono che in città si apri un tavolo dove si discuta dei ritardi che questa amministrazione ha, come tante altre in Italia, sulla gestione delle criticità territoriali, fatte passare per emergenza vita natural durante, beh certo qui il discorso politico c'entra ed il Sindaco Merola fa bene a preoccuparsi...

C'entra perchè è proprio questo il punto dolente di tutta la questione. Si prenda, ad esempio, la scena patetica della funzionaria comunale che il giorno dell'occupazione si presenta in via Agucchi per polemizzare con gli occupanti. Era venuta per dire che il Comune poteva prendere in carico quelle 68 famiglie senza casa, con 73 bambini. Ma come? Attraverso il loro inserimento nei centri di primo soccorso, a bassa soglia come si suole chiamarli, dove stai qualche giorno e poi te ne devi tornare in giro per la città; in realtà vai in giro per la città subito perchè da quei posti orribili devi uscire ogni mattina alle 8.

 

Ovviamente tutti gli occupanti hanno mandato a quel paese la zelante funzionaria, tra insulti e urla di rancore, tanto che la donna scoppiava in lacrime, in stile Fornero, cercando di portare con se una donna con un bambino, per convincerla che il Comune poteva pensare a lei. Ma ovviamente chi non ha niente, essendo un essere umano, aspira a qualcosa di più dignitoso che ad un centro di primo soccorso. E così l'amministrazione pubblica può gridare al lupo al lupo: vedete noi ci volevamo prendere cura di loro, ma loro non hanno voluto. E così le percentuali dei sondaggi possono stabilizzarsi e i gestori dei centri di primo soccorso possono stare tranquilli che per loro ci saranno sempre contratti di servizio da stipulare...

Se qualcuno andasse a studiare come negli ultimi anni si è avviluppata su se stessa la cintura metropolitana bolognese, capirebbe che tutta l'accoglienza al disagio è strutturata su paradigmi vecchi di trent'anni. Parole come emergenza abitativa e transizione abitativa o al lavoro, rivelano una incapacità culturale di misurarsi con le trasformazioni in atto. Perchè le due occupazioni di enormi edifici abbandonati a se stessi, l'ex Telecom e l'ex Poste, che tipo di realtà fotografano? Senza andare troppo in là con le analisi sociologiche, il fatto che 68 famiglie, 70 per cento migranti e rifugiati, di varie nazionalità, e il 30 per cento italiane, si mettano insieme per vivere in uno spazio comune, condividendo la tragedia di una realtà che cerca di espellerli dalla società, ma non fa venire in mente niente all'amministrazione pubblica, oltre alla legalità perduta?

 

Basta volgere lo sguardo in qualche città francese o anche tedesca o ancora scandinava e la stessa esperienza la si può ritrovare col nome di "Villaggio verticale". Però in queste città  non c'è bisogno di occupare, perchè sono le municipalità stesse, che magari stimolano a nuove forme di convivenza, riuscendo così a abbassare i costi sociali, rendendo gli spazi urbani sostenibili, e mettendo in condizione i cittadini che non ce la fanno di auto organizzarsi. E questo, perché no, senza bisogno di rivolgersi a collettivi di antagonisti che "speculano politicamente facendo occupare le mamme con i bambini..."

E' così difficile per una città dalle grandi tradizioni internazionali come Bologna riuscire, con l'immenso patrimonio edilizio pubblico che possiede, ad elaborare un piano di sviluppo della città che in modo innovativo trovi delle chiavi per rendere sostenibile la vita della gente, come fanno tante grandi città europee, senza bisogno di innalzare lo scontro sociale? Sappiamo anche che negli ultimi dieci anni la scusa delle emergenze urbane ha portato fiumi di finanziamenti pubblici, e pezzi dei bilanci delle città nelle mani del cosiddetto privato sociale. E sappiamo anche che in ogni città italiana questa logica ha creato delle "terre di mezzo", dove pubblico e privato hanno tenuto ben fermo lo status quo per poter gestire meglio i flussi di danaro.

 

Il caso romano è ovviamente il più emblematico, ma in ogni città italiana, dove non si vogliono risolvere alla radice le criticità sociali, dove esiste un'assenza di visione del territorio legata alle trasformazioni repentine, vi è una qualche "terra di mezzo" che lascia immobilizzato il comparto pubblico...

C'è solo un rammarico rispetto a tutto questo, che essendo la stampa di massa italiana ridottà ai minimi termini, non c'è nessuno che può porre ragionevolmente delle domande di questo tipo al Sindaco Merola e ai suoi colleghi italiani, che continuano a vivere le criticità sociali in termini di emergenza... Peccato, davvero peccato...

 

CREDITS RADIO CENTO MONDI