Il senso del confine

19 ottobre 2015

By Marco Marano

C'è un totem che s'impone nel gioco teatrale della cronaca contemporanea: il senso del confine. Esso assume una fisicità ostentata al di là di qualsivoglia interpretazione geografica o sociale o ancora politica... Nasce da una costruzione dell'immaginario del nostro tempo come se fosse un'elaborazione laboratoriale che cerca di manipolare il senso stesso della nostra esistenza, spesso scindendo le dinamiche dei governi da quelle dei popoli. L'Europa, che di questo gioco è promotrice, ha inteso rielaborare il senso del confine, come se la realtà dei governi e dei popoli separati dal Mediterraneo fosse separata dal resto del tempo. Perchè non può esistere una separazione tra dimensione geografica, sociale, politica, economica, nel momento in cui chi promuove il gioco esso stesso ha deciso che queste separazioni, per altri versi, non sono comode.

Gli interessi economici e politici dei paesi europei al di là del Mediterraneo, che sia nord Africa, Africa sub sahariana, medio oriente, sono un inevitabile prodotto della storia, precedente alla globalizzazione, che semmai rispetto ad essa sono stati velocizzati. Però al tempo stesso l'Europa ha inteso alzare il totem della fortezza, elaborando un sistema di regolamenti e leggi dove il senso del confine viene santificato. Quest'anno poi si è aggiunto un elemento in più al gioco drammaturgico e totemico europeo, proveniente dai paesi reazionari dell'est, inneggianti ideologicamente alla chisura autocratica di tipo xnofobo, contraria all'essenza stessa dell'unione europea, dove vige il conservatorismo di matrice liberale che ha creato la fortezza: il filo spinato...

C'è da parte dei governi europei, una caparbia negazione del filo diretto che unisce i paesi al di quà e al di là del Mediterraneo, che essi stessi hanno reso inseparabili attraverso la circuitazione degli interessi legati alle risorse o agli affari con i governi corrotti fuori dalla fortezza. Ecco che il senso del confine ritorna nella sua dimensione totemica più forte, cercando di mascherare una realtà storica che non può essere mascherata, perchè viceversa questo determina, come sta accadendo, un nuovo olocausto...

Allora l'Europa continua nel suo gioco teatrale danzando intorno al totem per trovare le soluzioni a questa contraddizione che generato... In questi giorni la danza ha portato ad individuare una di queste soluzioni nel sottoscrivere un accordo con la Turchia di un altro autocrate, il sultano Erdogan, di cui la sintesi della sua azione politica la si può ritrovare proprio nella strage di Ankara...

Una strage di stato

La manifestazione, organizzata da sindacati e organismi della società civile, era appena cominciata, decine di giovani inneggiavano alla pace in un paese in grande fermento, tra le vicende del popolo curdo e i metodi autoritari dell'attuale potere sunnita del Presidente. Le due esplosioni ravvicinate hanno innescato il terrore, mostrato in un video che ha fatto il giro del web. La manifestazione è stata immediatamente annullata. Il governo ha stigmatizzato l'accaduta, parlando di attacco terroristico, messo a segno da due kamikaze. Fonti giornalistiche hanno elaborato ipotesi sul nazionalismo turco, che però è vicino la potere costituito.