LA DIMENSIONE TERRITORIALE DELLA COMUNICAZIONE

 

 

 

 

Al di là dei referti sociologici che descrivono la società come liquida piuttosto che evanescente, i processi di comunicazione nel nostro tempo si sono ammalati e i suoi germi generano effetti riconducibili a due grandi categorie: l’apnea corporea per i processi relazionali e l’apnea cognitiva per i processi mediatici. Così come nella programmazione del territorio, la mancata risposta ai bisogni genera l'apnea sociale.

Il sistema delle comunicazioni di massa, ed il racconto del mondo che oggi ne fuoriesce, è molte volte difficile da leggere a causa di alcune variabili legate da un lato allo sviluppo tecnologico, che ha moltiplicato in termini esponenziali le fonti di informazione, per cui il surplus informativo produce paradossalmente entropia e quindi disinformazione.

A ciò si aggiungano le ingerenze, nel mondo dell’informazione, da parte del sistema politico, che ha ridefinito la mission stessa del giornalismo. C’è poi il tema della trasformazione dei criteri di notiziabilità, che tenta di snaturare il concetto stesso di notizia, poiché se la sua missione originaria è quella di identificare la notizia come un fatto di natura pubblica, oggi ci troviamo dentro un modello sociale che s’interessa molto dei fatti privati e poco della dimensioni private delle persone come modello esplicativo delle società. Diventa più facile oggi raccontare fatti che succedono dentro le mura domestiche che fatti di storie di vita che spiegano della realtà.

Di contro però, negli ultimi anni è nata una nuova spinta propulsiva dal basso, grazie allo sviluppo inarrestabile del web, che è stata chiamata "Citizen journalism", cioè giornalismo dei cittadini o di cittadinanza, attraverso cui chiunque possieda un cellulare o una piccola macchina da presa, fotografa, filma, registra, monta eventi e fatti a cui spesso i media di massa non arrivano, creando un nuovo paradosso, cioè quello attraverso cui gli improvvisati cittadini/giornalisti diventano fonte dei media di massa, restituendo la dimensione pubblica alla notizia.

L’esperienza di citizen journalism che vogliamo mutuare come esperienza più rappresentativa in questo momento nel mondo è quella dei Media Ninja brasiliani. Di seguito riportiamo stralci di un articolo di "El Pais" del 7 luglio 2014, in seguito alle manifestazioni di protesta in Brasile.

 

 

Durante una delle manifestazioni di San Paolo, avvenuta nello scorso mese di giugno, il corrispondente della Globo a New York, Jorge Pontual, scrive su twitter: "se la batteria del Ninja non muore, io questa notte non dormo". Il veterano giornalista del canale più contestato durante le manifestazioni in Brasile si stava riferendo a uno dei membri del gruppo Ninja che per ore ed ore ha trasmesso quello che accadeva durante la manifestazione dal suo cellulare.

I Ninja (Narrativa Indipendente, Giornalismo e Azione) sono un collettivo formato da un centinaio di persone, con diversi gradi di coinvolgimento, che trasmette in diretta, senza tagli e senza una ri-edizione, le manifestazioni che da più di un mese infiammano tutto il Paese. Non sono i primi a mescolare attivismo e giornalismo, aggiungendovi qualche dose di denunce e proteste dei cittadini. Il Brasile ha una rete molto attiva di gruppi di media alternativi come RioNaRùa, JornalismoB, Moqueca Midia o radiotube, ma in questi mesi i Ninja hanno raggiunto un protagonismo impensabile per un gruppo così sperimentale. Ad oggi contano più di 139 mila fan su Facebook e più di 13 mila followers su Twitter e alcune loro trasmissioni sono state seguite da più di 100 mila persone.

"Abbiamo iniziato ad essere così conosciuti perché facciamo parte di una rete, perché siamo organizzati, però siamo solo uno strumento in più all'interno di questo contesto di giornalismo fatto dai cittadini che è nato durante le proteste", spiega Bruno Torturra, ex direttore della rivista Trip e membro del collettivo.

I criteri di notiziabilità rappresentano quindi gli strumenti fondamentali della professione giornalistica, e possono essere considerati parte integrante di un sistema pressoché istituzionalizzato in tutto il mondo, storicamente parlando... Le trasformazioni della società legate all'emersione dei nuovi media, della rete e quindi della globalizzazione, nel suo complesso, hanno deteriorato le tradizioni informative legate ai valori notizia, facendo emergere, appunto, nuove dinamiche sociali e dunque nuovi bisogni informativi, non corrisposti dal sistema istituzionale dell'informazione.

 

 

 

PER UNA PEDAGOGIA DEGLI OPPRESSI

 

La possibilità di costruire dei percorsi di apprendimento per giovani e minori, finalizzati alla sostenibilità del territorio di appartenenza, per l’esperienza dell’associazione proponente di questo progetto, non può che partire dalla dimensione sociale delle favelas brasiliane. Per lo sviluppo di questi percorsi si fa riferimento non agli approcci formativi utilizzati nel contesto europeo ma alla filosofia dell’educazione proveniente dalla scuola critica sudamericana, quella "Pedagogia dell’autonomia" di cui Paulo Freire fu il maggiore esponente.

 

Pedagogia che partiva dal presupposto che la tradizione del sistema educativo europeo se esportata in territori di origine coloniale avrebbero prodotto la medesima logica di "oppressione" anche dal punto di vista culturale.

 

Attraverso questo approccio viene ricodificato il rapporto docente/discente, che non può costruirsi su una gerarchia di ruoli, chi insegna e chi apprende, ma si fonda su una sorta di circolarità dell’apprendimento, dove anche il docente è in grado di apprendere dal rapporto col discente. In questa dimensione si colloca la contemporaneità delle problematiche legate ai territori disagiati , individuando un corpus disciplinare che si fonda sul rapporto empatico tra i soggetti.

Obiettivi e finalità

Il fine a cui si vuole giungere è quello di innescare dei piccoli cambiamenti all’interno della comunità territoriale di riferimento, che assumono efficacia proprio perché introducono elementi nuovi nel rapporto tra vissuto personale e dimensione sociale legata alla migrazione. In tal modo è possibile intervenire sulla dimensione individuale innescando semplici meccanismi di consapevolezza del realtà attraverso l’acquisizione delle metodologie del racconto.

 

                 Obiettivi generali:

mettere in rete e far dialogare organizzazioni, progetti, operatori, storie tra Bologna e il mondo, attraverso il protagonismo di nuove generazioni di italiani e migranti insieme, che rappresentano la congiunzione tra i mondi. Il medium che fa da "sistema nervoso" del progetto è incentrato sulla logica del web;

creare le condizioni per far sviluppare un senso di cittadinanza condivisa sul territorio.

 

Obiettivi specifici:

creare una nuova figura professionale, con un bagaglio di conoscenze integrate nell’ambito della comunicazione giornalistica e multimendiale, che risponda ai nuovi bisogni del territorio;

sviluppare le abilità giovanili nell’ambito della danza Freestyle;

costruire percorsi formativi che abbiano la capacita di fare rete sociale;

elaborare delle indagini conoscitive sul territorio bolognese.

 

 

Laboratorio Media NInGiA (Narrazioni Indipendenti Giornalismo d’Azione)

LAB 1: La narrazione giornalistica on-line

ATTIVITA’

 

  • trasmettere,  attraverso esperienze di apprendimento attivo, la dimensione pubblica della notizia;

  • trasmettere le tecniche fondamentali della scrittura giornalistica;

  • Costruire i racconti del quartiere mediante una rete di “contaminazione” territoriale che attivi azioni di cittadinanza attiva

  • mettere in collegamento le diverse comunità etniche attraverso la promozione della stessa.

CONTENUTI

 

Attraverso l’uso delle tradizionali tecniche di scrittura giornalistica, che in qualche modo sono vicine alla dimensione generazionale del linguaggio come atto di sintesi, si vuole far leva sui principi sostanziali del linguaggio giornalistico. Questo percorso è finalizzato ad attivare il racconto, anche attraverso giochi di ruolo, individuando anche alcuni luoghi simbolici della comunicazione giornalistica. In tal modo è possibile portare dentro l’aula una dimensione sociale problematica, quella delle comunità migranti, che viene raccontata dai media di massa italiani in modo parziale e che per tale ragione determina incomprensione e spesso razzismo. Infine, il lavoro sull’apprendimento delle tecniche di scrittura giornalistica è finalizzato anche ad essere un viatico per iniziare a costruire delle piccole competenze utili per il futuro professionale.

Lab 2: Il citizen journalism

 

Attività:

 

Come si costruiscono le “Free News”, considerandoli format narrativi, che permettono di leggere i fatti del mondo dal basso, poiché solo così è possibile liberare le notizie dalle costrizioni della mistificazione politica, della commercializzazione, della de-contestualizzazione  e della spirale del silenzio, riconsegnando lo statuto originario di “valore pubblico” all’informazione, propria ad una società in grado di avere una chiara definizione e di coscienza su ciò che succede nel mondo.

 

Contenuti

 

Con la nascita e la massificazione del web, la rivoluzione nell’ambito della comunicazione giornalistica venne completata attraverso una riorganizzazione di senso e significato del concetto stesso di giornalismo, con quello che è stato definito “citizen journalism”.  Questo nuovo concetto è prioritariamente legato alla capacità di offerta di internet, nella circuitazione delle informazioni che, dai blog ai social network, hanno posto in essere il protagonismo del cittadino in quanto tale, dove esso stesso, attraverso la sua partecipazione attiva, diventa produttore di informazioni, che vengono “deistituzionalizzate”  poiché partono dal basso.

LAB 3: Produzioni multimediali e post-produzioni

ATTIVITA’

 

La manipolazione del suono e le tecniche di post-produzione legata a missaggio e confezionamento di un prodotto, nell’ambito della sperimentazione di percorsi sulla narrazione sonora, può innescare effetti su più livelli di ascolto: evocativo, informativo, di intrattenimento…

 

 

CONTENUTI

 

Il Suono è come una mappa utile ma parziale, disegnata da tecniche di rilevazione dei “luoghi” ormai testate nel tempo e definite sotto il termine di “cut & mix”.

 

Il Racconto usa i moderni stili di contraffazione come il “mash-up” o il più tradizionale re-mix e  preleva anche direttamente dai reportage della rete. Inoltre prefigura l'idea che frammenti di culture diverse e fisicamente lontane finiscano per somigliarsi al punto che gli elementi formino un linguaggio nuovo, fomentino emozioni.

 

La Rete genera organismi che producono entità in cammino verso nuove identità e il nostro racconto sonoro si imbeve di questa logica. Su come farlo, non c'è stato bisogno di parlarne troppo, i temi narrati hanno indirizzato da soli la rotta.